Percorso storico
In principio c’era il Trombetta…
(ovvero prima della prima banda)
La tromba si sa, ha squillato per la guerra fin dai tempi degli antichi egizi
e la banda nacque prima per suonare musica militare per poi
affermarsi nelle piazze con la musica popolare.
La nostra banda però, non ebbe origini così guerresche, a meno che non si voglia
rendere bellicoso il ruolo del trombetta, che nel ‘700 aveva il
compito di rilevare il Gonfaloniere da casa per accompagnarlo a
Palazzo e di solennizzare le adunanze del Consiglio Pubblico.
Piuttosto, la banda a Imola ebbe origini curiali: fin dal 1521 la comunità
stipendiava un Maestro di Cappella che dirigeva il gruppo di
cantori utilizzati per le manifestazioni religiose e civili.
Nel 1822 questa carica fu unificata con quella del Maestro di Musica quando il
Consiglio Comunale deliberò l’istituzione del Corpo Filarmonico
d’intesa con il capitolo di S. Cassiano: il Comune si assicurava
così il monopolio delle manifestazioni musicali cittadine,
perché era fatto obbligo a chiunque volesse esercitare la musica
a Imola di iscriversi al Corpo; ma cosa assai più importante per
noi, era finalmente nato il capostipite della banda cittadina.
Nel 1822 infatti, 24 giovani musicisti chiesero al Comune di formare una Civica Banda
Militare: la Municipalità acconsentì purché il nuovo complesso
si inserisse nel Corpo Filarmonico e dipendesse dallo stesso
maestro.
Detto questo passiamo ad illustrare la storia della Banda di Imola per ritrovare in essa anche un pò di noi stessi e della storia della nostra Città.
Fare il Maestro di Musica non era cosa da poco: il Regolamento del Corpo
Filarmonico stabiliva che il candidato doveva essere
espertissimo di pianoforte, di contrappunto e possibilmente di
uno strumento a fiato, che doveva istruire gratuitamente sei
alunni volenterosi, provare con l’intera orchestra e i cantanti
almeno due volte al mese, comporre musica per la grande
celebrazione di S. Cecilia (Patrona del Corpo Filarmonico) e per
qualsiasi altra manifestazione religiosa o civile che lo
richiedesse.
E questo per uno stipendio di 144 scudi all’anno... forse mancando i
volontari a Imola, il primo Maestro fu il modenese Gaetano Malagola.
Con la creazione del Corpo Filarmonico e della Banda aumentò nei
servizi religiosi la partecipazione dei più differenti strumenti
accanto al tradizionale organo e alle voci. La passione per il
melodramma e il marziale aveva contagiato anche la chiesa al
punto che le melodie di Donizetti, Rossini, Bellini e Verdi
risuonavano sempre più spesso durante le celebrazioni religiose.
Il nuovo gusto era cosi diffuso che nel 1826 il Consiglio Comunale di Imola con
l’intento di “ravvivare e mantenere il genio della bell’arte”
stabili d’accordo con la curia di rafforzare il suono
dell’organo con quello di strumenti a corde e a fiato presi dal
Corpo Filarmonico e dalla Banda.
Ampliate le proprie attribuzioni, troviamo il Maestro di Musica
Gaetano Gaspari, tra il 1836 e il 1842, impegnato a condurre nel rinato
Teatro Comunale ben nove opere, acclamatissime, di Donizetti,
Coppola, Rossini e Bellini.
Sotto l’episcopato di Mastai Ferretti, il futuro Papa Pio IX,
tromboni, piatti, grancasse ebbero libero accesso nelle funzioni
religiose.
Si noti inoltre che era tradizione ormai consolidata che la banda
fosse presenza indispensabile alle processioni per la Madonna del
Piratello, tanto da suscitare invidie e proteste da parte di alcune
parrocchie imolesi.
Ed ecco finalmente un imolese alla guida del Corpo Filarmonico e della
Banda: il M° Giuseppe Rivalta, che nel 1843 diventerà anche
organista del Duomo e che nel frattempo vediamo impegnato
nell’opera lirica.
La Civica Banda Militare fu dunque concertistica, operistica,
poetica e perfino… quasi liturgica, fuorché militare!
Ed era ancora maestro l’imolese Giuseppe Rivalta quando nel 1844 i regolamenti della Banda e del Corpo Filarmonico vennero aggiornati, con l’importante effetto che nel 1846, per curiosa coincidenza, in concomitanza con il teatro, la Banda Musicale divenne comunale a tutti gli effetti.
Ma poi successe… un ‘48, e fino al ‘58 le vicende politiche
sovrastarono quelle musicali.
O le contagiarono: come
quella sera del 25 luglio 1858 al Teatro Comunale: si
rappresentava “Nabucco”, il Mazzetti, maestro concertatore, era
sul podio, la banda, di diciotto elementi, sul palco… pubblico
straripante… alta la tensione…: il revisore politico, in omaggio
all’Austria, aveva censurato nel libretto le parole “morte allo
stranier”, ma i ventinove coristi cantarono la frase incriminata
provocando dalla platea e dalle logge una clamorosa
manifestazione patriottica, con festoni di fazzoletti tricolori
e mazzi di fiori intrecciati che piovvero sul palcoscenico.
Nel giugno del 1859 dopo un millennio era tramontato a Imola
il potere temporale dei Papi.
Era l’epoca di Napoleone III e di Garibaldi, anni di grandi
cambiamenti e convulsioni politiche; anche la Banda,
naturalmente, ci prese di mezzo.
Nel 1860 la Banda si militarizzò sul serio, diventando Banda della Guardia
Nazionale, inquadrata cioè nella Guardia Nazionale di marca
francese, e messa sotto il controllo di un ufficiale scelto dal
Sindaco del Comune.
Il regolamento del 1861 testimonia questo nuovo spirito militare: per tutte,
basti dire che “il rifiuto o la non giustificata mancanza ad un
servizio” era punita con 24 ore di prigione “estensibile in caso
di recidiva” (!).
Per regolamento era stabilito inoltre che il Maestro era ora
impiegato stabile, con diritto di pensione, e che la scuola
musicale era a carico del bilancio comunale.
I componenti della Banda non potevano essere più di 40.
Fino al 1879 la Banda continuò la sua vita con alterne vicende.
Nel 1874 il Comune aveva soppresso il finanziamento alla scuola di musica e
aveva mantenuto in carica il solo primo clarino capobanda senza
nominare un Maestro.
La Banda tirava avanti con gli striminziti proventi dei servizi
comunali e delle feste e sagre paesane a cui era chiamata a suonare.
Finchè nel 1879, per impulso di alcuni appartenuti alla disciolta Banda
della Guardia Nazionale, fu creata la Banda Cittadina, forte di
una trentina di elementi e al comando del Maestro imolese
Eugenio Spadoni.
La nuova divisa “all’ungherese”, completa di spadino al fianco, ne era
l’elegante complemento.
Il M° Eugenio Spadoni era chiamato affettuosamente “e pzni d’la
benda”, il piccolo della banda, per scherzare sulla sua alta statura e
insieme sulla sua modestia.
Sotto la sua esperta direzione la banda ritrovò il favore del pubblico, e
anche se il sussidio comunale era modesto, il successo e il
rinnovato prestigio garantivano ormai servizi ed entrate su cui
contare.
Con il M° Spadoni riprese vigore la tradizione artistica della nostra
città grazie alle grandi rappresentazioni operistiche.
I primi saggi di talento di banda e Maestro vennero nel 1879
quando al Teatro Comunale si rappresentarono “Il Trovatore” e
“L’Emani” che, con 20 repliche, rilanciarono il piacere della
lirica in città, dopo quasi un decennio di prevalenza della
prosa. Poi seguirono “Un ballo in maschera”, il “Barbiere di
Siviglia”, “La Traviata”, “La Norma” e tante altre.
L’imolese Cita Mazzini rievoca la Banda ai tempi del M° Spadoni.
...Tutti si davano convegno ovunque suonasse la banda.
Alle Acque, alle feste di campagna, a Chiusura, a S. Prospero, a Dozza, a
Ponticelli, tutti andavano sopratutto per sentire la banda.
E non c’erano mica le biciclette, allora.
Ci si andava pazientemente col caval di 5. Francesco oppure, in
comitive, in carrozze e giardiniere…
Nelle sere in cui la banda teneva le prove (nel Palazzo Paterlini,
una volta; poi nel casermone dei Forni) la gente si adunava sotto
le finestre, per strada, a godersi un po’ di musica.
Bisognerebbe dire qualcosa di ognuno di questi nostri artigiani
bandisti…
…chi non ricorda Zardon, il
suonatore di clarinetto, Zardon [il Prof Ero Montevecchi, già
contrabbassista nell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano
sotto la bacchetta di Arturo Toscanini], col suo istrumento
sempre diritto e rivolto in alto come se volesse che le note..,
arrivassero al cielo?
…e Paganèn, Celso Paganini, suonatore di bombardino...
…e Bèlabota? Era chiamato Bella Botta proprio perché pochi potevano
vantare una battuta di rullet, di tamburo, sicura come la sua.
…e Cavallazzi… Carretti… e Sitmèn, il buon vecchio Settimino,
[Lorenzo Turicchia*] che da musicista che era, fattosi
vecchio, piuttosto che ritirarsi, si era adattato a essere,
della banda, il servitore, l’avvisatore, il distributore di
programmi?
C’era però un inno che di quando in quando dava un po’ di filo da torcere.
In occasione di certe feste patriottiche, quando la banda faceva
servizio nella Piazzetta del Carbone, alla fine del programma,
all’ultimo pezzo, tutta una gioventù esaltata e entusiasta si
metteva a poco a poco intorno al palco della musica e, a gran
voce, si dava a domandare l’inno: INNO... IN.. .No!
Subito si avanzava il delegato di pubblica sicurezza per tutelare - diremo
così - il buon ordine; subito le sue guardie si intromettevano a
sorvegliare o a persuadere i più scalmanati.
Talvolta - a seconda della prudenza o dell’umore delle autorità -
l’inno veniva concesso e allora erano grida di gioia, applausi e
battimani da non dirsi.
Tal’altra l’inno non si suonava, e i bandisti si squagliavano a
uno a uno fra le proteste, i fischi e i commenti generali.
Pare incredibile: ma l’inno proibito, l’inno sovversivo, era...
l’inno di Garibaldi!
(cfr. Cita Mazzini, Imola d’una Volta, Milano, Ed. Gastaldi, 1942)
[ * Di Lorenzo Turicchia la Banda conserva una fotografia con lascito testamentario da cui sappiamo che suonava in una banda già nel 1821: esisteva forse, anche se non istituzionalmente, una banda a Imola prima del 1822? ]
E a completare tanti successi locali, arrivò per la prima volta,
un concorso interregionale a Parma nel settembre del 1887.
In città il fatto diventò subito uno degli avvenimenti di cronaca più
seguiti, con opposte fazioni di scettici e di tifosi.
11/14 settembre uscì il verdetto: la Banda d’Imola aveva vinto
il 2° posto assoluto e un premio di lire 800!
L’emozione popolare fu grande e i commenti si protrassero per mesi.
Al concorso di Genova il 2 settembre 1892 la banda cittadina, forte di 42 elementi ed elegantissima nella nuova uniforme “alla bersagliera”, vince tra gli applausi un diploma, una medaglia in bronzo e uno stendardo ricamato.
Di nuovo un concorso e di nuovo un premio: nel maggio 1902 la Banda Cittadina, sotto la direzione del M° Spadoni si aggiudica al concorso di Bologna il 2° premio e lire 400.
Il vecchio M° Spadoni si ritira e cede la bacchetta al figlio Giacomo.
Ed è proprio sotto la sua guida che il 2 settembre del 1906, nella nuova
divisa nera con filettatura dorata, feluca e pennacchio bianco,
la Banda cittadina si presenta al concorso internazionale di
Milano, organizzato in occasione della Grande Esposizione.
Dopo il brano d’obbligo, il M° Spadoni viene chiamato dalla giuria e
personalmente complimentato, anche perché è il più giovane fra
tutti i maestri concorrenti.
Nel concorso d’onore la Banda Cittadina si piazzerà quarta, vincendo diploma,
medaglia e lire 150, mentre in quello di esecuzione si aggiudica
il quinto posto e una medaglia d’argento..
Il pomeriggio della domenica 3 settembre, quando l’imponente corteo dei
partecipanti fece il suo ingresso nell’arena, la banda imolese
fu accolta da un’ovazione di “viva la Romagna, viva Imola”.
Di nuovo la Storia si impossessò della vita della Banda.
Il dualismo tra Imola rossa “culla del Socialismo italiano” e Imola bianca
“culla della lega democratica nazionale cristiana” non poteva
non ripercuotersi sui componenti della Banda Cittadina.
E così nel 1906 avvenne la scissione tra Banda Bianca e Banda Rossa.
La Banda bianca era la banda del filone originario, e portava
sulla feluca un pennacchio bianco.
Partito per l’America il M° Spadoni perchè scritturato per i teatri
statunitensi*, nel 1908 gli successe il M° Amedeo Scorrano di S. Marino.
[* Ma che fine fece il M° Spadoni? Ricerche recenti da me svolte vedono lo Spadoni attivo prima come direttore d’orchestra nei teatri di Chicago e New York, e poi a Hollywood, dove morì. E proprio a Hollywood il M° Spadoni fu il maestro di canto ed il preparatore di un grande cantante degli anni ‘50, Mario Lanza].
Il M° Scorrano tornava in Italia dopo che l’incendio del teatro
viaggiante di spettacoli d’opera che dirigeva in America aveva
interrotto una carriera davvero promettente.
A Imola iniziò subito a lavorare sull’ammodernamento degli
strumenti ed il rinnovamento del repertorio. Era severo ed
esigente, e richiedeva ai bandisti un impegno scrupoloso e di
grande qualità.
La Banda si giovò del talento del giovane maestro e raggiunse sotto la sua
bacchetta un invidiabile livello di efficacia interpretativa.
La Banda Rossa si formò alla fine del 1906 con elementi usciti
dalla Banda Cittadina, e fu chiamata Rossa sia per i richiami
motivi politici che per la fascia rossa sul berretto della
prima uniforme, che poi si mutò in uno spavaldo pennacchio rosso.
Primo direttore fu il clarinettista Roberto Montevecchi a cui poi successero
Celso Mirri, Umberto Brusaferri e il flautista Gaetano Vighi,
che la guidò fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Benchè meno numerosa di quella Bianca, acquistò considerazione e plauso,
gareggiando con la Bianca per contenderle il primato di
gradimento popolare.
Le due bande suonavano a turno ogni domenica d’estate alle Acque Minerali
mentre ragazze in tenuta candida gestivano la mescita del
Magazzino Cooperativo.
L’attività delle due bande non potè non risentire della buriana della Prima
Guerra Mondiale, ma al termine del conflitto, per
l’interessamento di un comitato di volonterosi i due corpi
bandistici si riunirono in assemblea e deliberarono la fusione,
riassumendo il nome di Banda Cittadina e mettendosi sotto la
direzione del M° Scorrano.
Il primo servizio comune si tenne il 1° Maggio 1919 alle Acque Minerali,
ma la spettacolare riconciliazione si ebbe in Piazza Matteotti
(allora Vittorio Emanuele) con un abbraccio tra l’ex Maestro
“rosso” Vighi e il M° Scorrano.
Purtroppo la prima guerra mondiale si portò via i bandisti
e diversi di loro non tornarono più.
La tromba Antonio Visani ebbe invece la possibilità di suonare al fronte
sotto la bacchetta di Toscanini, come ci racconta nelle sue
lettere Visani (1891 - 1975), calzolaio, ma dotato di grande
talento musicale.
Prima della chiamata alle armi era nella Banda di Tossignano, tornato dal
fronte, sostituì Andrea Pirazzini (anche lui ex calzolaio) alla
guida della piccola banda del Patronato Giovani voluta da Don
Bughetti.
Riconosciutone il talento, il M° Scorrano lo volle ben presto
come tromba solista nella risorta Banda Cittadina.
Durante il ventennio fascista la Banda Cittadina godeva di una
discreta salute, usufruendo di contributi comunali ed essendo
impegnatissima in ricorrenze, feste nazionali e celebrazioni.
In occasione della visita dei Sovrani per l’inaugurazione del monumento ai
Caduti, il 13 giugno 1928, per esempio, il concerto della Banda
costituì il momento più solenne..
La Banda sfoggiava la nuova divisa da “ufficiali di marina” (giacca nera,
panciotto bianco, filettatura d’oro) e suonò sul nuovo palco in
ferro donato dalla Municipalità.
Ovviamente con l’affermarsi del fascismo, anche l’autonomia della Banda si mutò
in obbligo all’obbedienza.
Il nuovo regolamemto del 1934 affermava che nessun servizio ordinato
dall’Amministrazione poteva essere rifiutato, e che i musicisti
- diligenti e disciplinati verso il Partito Fascista - dovevano
salutare romanamente al termine di ogni concerto.
Durante il Fascismo la Banda lavorò sempre “in casa”: niente tournée o
concorsi, tranne la gita di prammatica a Predappio.
In compenso il livello musicale si manteneva alto e fin dal 1931 i migliori
musicisti della Banda collaborarono alla messa in scena a teatro
di “Boheme”, “Madama Butterfly”, “Pagliacci”, “Don Pasquale” e
molte altre.
Poi il Teatro Comunale fu chiuso per motivi di agibilità e il palco polveroso
(il teatro riaprirà dopo 40 anni ) diventerà la sala prove della
Banda.
E arrivò di nuovo la guerra.
Tra le primissime manifestazioni a Imola appena liberata ci fu il solenne impegno di ricostruire la Banda Cittadina - unica rimasta in Romagna - e così il 12 dicembre 1945 l’assemblea dei Soci approvò un nuovo statuto e un regolamento con l’intento di ridare vigore e compattezza alla compagine musicale; a dirigere la rinata Banda fu chiamato l’anziano M° Ero Montevecchi.
Ben presto le fortune della Banda si fecero precarie e così pure le risorse
finanziarie - problema onnipresente nella storia del complesso
musicale - mentre il pubblico si mostrava distratto da ben altri
fatti e agitazioni del dopoguerra.
Il 15 aprile 1950 la stampa cittadina diramava un accorato appello: alla
Banda occorrevano strumenti e spartiti. Il richiamo sortì il suo
effetto e, rimpinguate le finanze, si potè anche assumere un
nuovo maestro, il Cav. Antonio Ricci di Massalombarda.
Il 13 maggio fiori e applausi accolsero il riorganizzato corpo
musicale in P.zza Caduti della Libertà.
Il M° Domenico Serantoni sostituì il M° Ricci nel 1953 e
sotto la sua guida la Banda Cittadina si esibì in Svizzera
durante una tournée che ricordava gli antichi fasti.
L’imolese Bruno Moretti, residente in Svizzera, fu l’ispiratore
dell’avvenimento.
Autorità locali, membri del comitato pro banda, simpatizzanti e amici si unirono al
corpo musicale che venne ricevuto alla frontiera di Chiasso con
ufficialità: omaggio floreale al Sindaco Vespignani, sfilata per
le vie di Lugano con le autorità in testa al suono di una marcia
militare.
E infine gli attesi concerti a Lugano e a Campione.
Ma la tournée e la nuova divisa bianca non fecero primavera,
e le fortune della Banda calarono ancora, visto che nuovamente
le vicende politiche presero il sopravvento e la Banda fu
trascurata dal suo pubblico.
Del resto, dopo lo sconvolgimento della guerra e le nuove,
mille necessità, non deve meravigliare che la Banda faticasse
a ritrovare un suo ruolo.
Soprattutto mancavano allievi, il necessario ricambio generazionale.
Tornato il M° Ricci nel 1959 (rimarrà alla direzione fino al 1971) ci si
interrogò sui problemi della Banda, decidendo di intervenire a
tutto campo.
Importante innovazione fu l’approvazione della Presidenza onoraria al
Sindaco, in modo da legare maggiormente l’Amministrazione alle
sorti del complesso musicale, e poi si trovaro i soldi anche per
una nuova divisa “fumo di Londra”.
Ma il vero problema era incoraggiare i giovani ad avvicinarsi alla musica, e formare
quindi allievi che potessero man mano rimpiazzare i bandisti
anziani. Un grande aiuto venne dall’opera di Don Ignazio
Spadoni, organista della Parrocchia del Carmine, il quale a
partire dal 1971 iniziò un’opera di didattica della musica e
degli strumenti a fiato che non ha forse avuto uguali a Imola
nel combinare un valido metodo di insegnamento ad una azione di
formazione umana e sociale per così tanti ragazzi.
Sotto la sua direzione si formò così il complesso di fiati “La Primavera del
Carmine” e i giovani musicisti diventarono sempre più richiesti
a Imola e fuori Imola. I ragazzi più dotati e volenterosi
venivano poi indirizzati ai corsi della Banda tenuti dai proff.
Piastrelloni, Conti e Casalini, diventando presto idonei a
cimentarsi con altri strumenti a fiato più impegnativi, alcuni
offerti dalla stessa Banda, altri acquistati dai genitori o
dallo stesso Don Spadoni.
E infine anche l’annoso problema dei fondi sembrò risolto. La fine degli anni
‘60 e l’inizio dei ‘70 vedeva la Banda ancora ansimante per
mancanza di “ossigeno”. Nel 1973 però, il nuovo Presidente
Laerte Poletti portò contributi della Cassa di Risparmio, il
pareggio di bilancio, nuove divise da lui stesso donate, e
infine un nuovo statuto che rimise ordine nel presente e nel
futuro della Banda.
Nel 1974 il M° Gino Piastrelloni prese in mano la direzione
della Banda: i tempi incerti erano finiti.
Eccoci ora agli ultimi anni del nostro complesso bandistico.
Nuovi direttori si sono avvicendati alla guida della banda; il M° Piastrelloni
lasciò la bacchetta nel 1976 al M° Nunzio Giannetto, per poi
riprenderla nel 1978.
Nel 1980 gli subentrò il M° Stellio Venier, che, proveniente dall’ambiente
del varietà, improntò il programma ad un genere leggero e
brillante nuovo e apprezzato; lasciò a sua volta l’attività di
direttore al termine del 1984 al M° Bruno Vicenzi, professore
d’orchestra al Teatro Comunale di Bologna, che riportò
l’attività musicale su canoni più tradizionali, e che, con la
sua direzione austera e severa, conseguì ottimi risultalti,
riportando la Banda ai fasti del passato.
Ma è nell’autunno del 1986 che avvengono gli ultimi importanti
mutamenti all’interno del complesso, con l’avvento alla
presidenza del Comm. Antonio Caranti, importante personaggio dal
tessuto sociale imolese, e del primo direttore donna nella
storia della banda, la Prof.ssa Maria Angela Fattorini, pianista
e compositrice, titolare della cattedra di lettura della
partitura presso il Conservatorio di Bologna.
Con loro la banda diventa sempre più “sinfonica” e sempre meno “fanfara”, e
comincia, grazie all’interessamento dell”amministrazione
comunale, la tradizione dei concerti in teatro.
Il percorso di modernizzazione iniziato dal Presidente Comm. Antonio Caranti
giunge a compimento con il M° Fabrizio Bugani succeduto al M°
Fattorini nel maggio 1992; sotto la sua guida la Banda coglie
significativi successi in importanti concorsi internazionali
negli anni 1995-1997-1999.
Nel 2000 la bacchetta passa a Giuliano Ricci già direttore del complesso
degli allievi della Scuola della Banda che già dal 1999 aveva
affiancato il M° Bugani.
Da segnalare negli anni a seguire l’esecuzione di impegnativi concerti quale quello
eseguito nella Basilica Patriarcale di Santa Maria degli Angeli
di Assisi - 22 settembre 2002 –
Il Concerto del 15 maggio 2004 eseguito entro le mura della Basilica Superiore
di San Francesco d’Assisi in occasione della ricorrenza del 750°
anniversario della apertura al culto della stessa Basilica: con
organico al completo composto da 60 esecutori e grande successo
di pubblico.
La partecipazione al Concorso Nazionale “Energia in Banda” organizzato dall’ ENEL e
dall’ ANBIMA, con la vittoria nella semifinale di zona (Emilia
Romagna – Toscana) svoltasi a Siena il 5 settembre e la vittoria nella finale
nazionale svoltasi domenica 19 settembre 2004 a Firenze, in Piazza
della Signoria: alla presenza di 15.000 persone e con ripresa
dalla RAI.
Altri grandi concerti svoltisi in Regione hanno completato un anno musicale,
sostanzioso e concreto.
Da segnalare l’interessante percorso musicale svolto negli anni 2005-2006
sulla scia degli anni precedenti.
Il 2005 vede concerti, a Roma, entro le mura della Basilica di San Antonio al Laterano,
prima assoluta di una formazione di strumenti a fiato.
In Assisi il 25 settembre, in concerto eseguito nella Piazza Centrale del Comune
gremita di turisti: la Banda Musicale forte di una sessantina di
elementi si esibì su di un grande palco immediatamente adiacente
all’antica Basilica della Minerva.
Durante la stessa giornata, in Piazza San Pietro, il socio ex Maestro Direttore
della Banda Musicale Città di Imola, Prof. Fabrizio Bugani,
dirigeva 50 Bande musicali alla presenza del Santo Padre.
Nel teatro Masini di Faenza si completava la grande annata della
Filarmonica Imolese – antica denominazione riacquisita dalla
Banda Musicale Città di Imola. L’avvenimento
più significativo dell’anno 2006 è certamente stato quello di
esibirsi in Svizzera, nella città di Lugano, in un concerto
rievocativo, dopo 100 anni dalla presenza della Banda Musicale
di Imola in occasione della inaugurazione del locale Ospedale
Italiano.
E’ stata certamente una cerimonia toccante: la Filarmonica Imolese ha
presentato un programma di alto contenuto tecnico-musicale,
recepito pienamente dal numeroso pubblico presente in sala, che
ha applaudito lungamente la nostra collaudata formazione.
L’avvenimento è stato considerato dalle Autorità locali, dal
Console Italiano presente e dal numeroso pubblico, come un
fatto altamente sociale e pieno di significato patriottico.
Sulla scia di questi successi sono da registrare sia il potenziamento della
scuola interna, che l’interesse sempre maggiore dei dirigenti
delle scuole locali i quali, in accordo con la Presidenza della
Banda e dei docenti, suonatori, hanno organizzato e organizzano
incontri presso la sede bandistica ove si tengono lezioni di
storia della musica per i ragazzi grandicelli e l’avviamento
agli strumenti musicali riservato ai bimbi prossimi ad iniziare
l’iter scolastico.
Il tutto, ovviamente con il beneplacito e l’incoraggiamento delle Autorità
Comunali: Sindaco e Assessori in modo particolare.